TEATRI SENZA FRONTIERE - BOSNIA ERZEGOVINA,  DIARIO DI VIAGGIO


Il 3 ottobre 2021 parte da Formia, passando da Fermo, la nostra spedizione verso i campi profughi in Bosnia Erzegovina, campi dove bambini e minori vivono in condizioni di grande difficoltà. Sono in fuga da guerre, fame, dittature, costretti a vivere dove sorridere è quasi impossibile. Teatri Senza Frontiere proverà a far sgorgare sorrisi e sogni dove stenti e dolore la fanno da padrone.

Se volete aiutarci potete farlo contattandoci all'indirizzo tbbcomunicazione@gmail.com o chiamando il numero 3273587181.


4 ottobre

C'è un'intera umanità in perenne movimento che la mattina non ha un bar dove andare sempre a fare colazione, per un caffè.
Non ha una scuola dove portare i figli, un ufficio, un cantiere, un treno che lo accompagni al lavoro. C'è una intera umanitè fatta di donne, uomini, ragazze, ragazzi, bambine, bambini, mani, occhi, capelli, piedi, proprio uguali a noi insomma, che non hanno tutto questo perché qualcun altro ha deciso che la loro città, la loro scuola non è più la loro e da lì li hanno cacciati, bombardati, maltrattati, torturati o semplicemente spaventati, e da lì sono andati via con le buste, le borse, le valigie trasformate in case e le scarpe trasformate in strade, sentieri, confini da oltrepassare.
Un pezzetto di questa umanità abbiamo incontrato a Sarajevo, in uno dei vari campi profughi dove vengono accolti per poter riposare, rifocillarsi e riprendere la fuga verso un altrove che non è ben definito.
Entrare in un luogo così è come svegliarsi nel sogno di un altro, non sai bene chi hai davanti, perché si trova lì e cosa pensa di te, visto che non scappi da nessuno e una casa e un bar ce l'hai.

Ma il teatro è meraviglioso, perché mi ha insegnato ad aspettare, ad aspettare di entrare, ad aspettare la battuta per parlare, aspettare di suonare e di cantare, mi ha insegnato ad ascoltare. E così dopo un mattino trascorso tra un thé e un ping pong, una partita a carte e una risata, ecco che parte una parata piccola piccola, un tamburo, un organetto e un pazzeriello marchigiano e il campo si trasforma, si sveglia da quel sogno e allora tutti sgorgano sorrisi, tutti vogliono battere le mani, tutti vogliono tammurriata tarantella e Bella Ciao. Lì al campo, Afghani, Siriani, Iracheni, Curdi la conoscono tutti, è un po anche la loro. E così il primo carico di sorrisi, pacche sulle spalle, girotondi e nasi rossi è fatto. Domani... domani è un altro sogno e si vedrà!!

6 ottobre

Come il pitone cambia pelle anche il campo cambia, muta, non è mai uguale. Oggi non c'è il sole, l'autunno annuncia il suo tardivo arrivo con freddo e pioggia, tutti sono più nuvolosi, ma c'è una cosa che non cambia, qua al campo, sono le scarpe. Ieri con il sole sembrava di stare in un campeggio, oggi no, vedere in molti restare con le infradito faceva male, sopratutto se erano bambini.
Oggi laboratorio burattini, in pochissimi arrivano, ma basta prendere il tamburo e, come i veri banditori, nel mio inglese incomprensibilmente comprensibile, come pesci in un acquario corrono i bambini, la giornata si prospetta ricca di avventure. Carta, cartone, nastro, un po' di stoffa ed è fatta, tutti a metterci le mani a fare nasi, orecchie, bellissime le bambine dai nomi impronunciabili, distinte, eleganti, principesse di terre lontane fuggite da draghi e stregoni malefici, i loro sono burattini con il velo sul capo o con la bandana sulla bocca. Piove, piove duro e il campo cambia, cambia ancora. Sotto una tettoia con legna di recupero si accende un fuoco, una radio canta afghano e i giovani partono a danzare, una di loro indossa un abito realizzato dalla sartoria del campo, e d'un tratto siamo tornati a casa loro, il ritmo delle mani si fa forte, la tettoia si affolla, ci si abbraccia. Ma la pioggia non abbassa la sua forza, i bambini sembrano non accorgersene e sguazzano tra pozzanghere e grondaie. All'uscita incrociamo una lunga fila di dolore, come un rosario fatto di persone, famiglie intere al cancello allineate che aspettano di entrare, per loro sembra non esserci la pioggia, non c'è freddo, solo dolore nelle mani che portano il passato e negli occhi che non vedono futuro. Se il campo è come un grande pitone, ingoia ogni cosa, noi, loro, tutti...

7 ottobre

'The Game' è il nome che viene dato dai migranti, qui in Bosnia, al tentativo di attraversamento di una frontiera. Come succede nella maggior parte dei casi, i 'giocatori in fuga' vengono individuati, a volte spogliati dei propri diritti di esseri umani e rimandati indietro al punto di partenza. Quando ho intuito che qualcuno al campo si stava preparando al Game, mi si è stretto il cuore. C'è chi, qui al campo, lo ha provato 3/5/10 volte e non è passato. Ci sono famiglie che sono qui da 2/3/4 anni e ancora non riescono a vincerlo 'sto 'Game'. Vengono portati da chi prende loro i pochi soldi che hanno sù tra i boschi e provano a passare il confine... il più delle volte vengono intercettati e rispediti indietro. Ecco The Game... il gioco che non è un gioco.
Oggi invece un gioco vero lo abbiamo portato al campo, IL TEATRO. Piove tanto, la mattina non siamo andati, eravamo in una scuola a fare lo spettacolo ma appena il nostro pulmino ha passato i controlli all'ingresso del campo, un piccolo corteo festante ci ha seguito per annunciare il nostro arrivo. Sono solo tre giorni ma siamo già parte di loro. Sotto una tettoia, in poco tempo, con fuori che gronda acqua e freddo, montiamo baracca e burattini, un po' di sedie ed è subito magia, occhi che si accendono, mani che sbattono, risate che si rincorrono. Ci sono tutte le età, dai piccolissimi agli adolescenti fino agli adulti, tutti i volti della terra, la voce si sparge in un attimo e il miracolo di un po' di normalità accade... Pulcinella vince sempre, è come loro, un migrante secolare che tra la vita e la morte prova a superare tutto quello che gli tocca in sorte... proprio come loro. Un buffo cantastorie, gli racconta dell'Arca di Noè e i più grandi traducono in persiano per i più piccoli e siamo in un ovunque che è la storia del mondo, del racconto, si fa silenzio, i bambini si abbandonano all'ascolto... poi torna Pulcinella contro tutti e torna l'allegria. Al campo c'è gente che entra anche solo per un piatto caldo, per poi provare 'The Game' e intanto piove, piove duro, come il freddo che inizia a pungere la pelle... chissà che questa notte qualcuno di quei bimbi, pensando a Pulcinella, tra quei boschi bagnati, riesca a vincerlo il suo Game, riesca a farla una pernacchia alla paura, riesca a svegliarsi domani in un mondo normale, dove i bambini vanno a scuola e tra i boschi ci vanno a fare i funghi e le castagne, non a giocarsi la vita a testa e croce.
A volte... "...vuless' arrubba', senza me fa vede', tutte e facce da gente..." (Pino Daniele).

8 ottobre

'Un muro contro i migranti anche in Europa. L'esempio Trump fa scuola nell'Unione e così oggi, mentre prendeva il via a Lussemburgo il consiglio dei ministri degli Interni dell'Ue, 12 Paesi scrivono alla Commissione per chiedere esplicitamente nuove misure in questa materia, a partire dalla costruzione di un "Vallo" nei confini sudorientali dell'Europa. I dodici firmatari sono Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia. Naturalmente ci si aggrega la Lega di Salvini'( fonte: La Repubblica).
Al campo fa proprio freddo, oggi l'unico fuoco acceso è affollato di mamme, papà, bambini, le tute che hanno addosso e le infradito non riscaldano molto, i loro gesti per scaldarsi sono antichi, primordiali, una mamma mette una melanzana nella brace, un papà riscalda la busta del latte per la figlia. Qui al campo c'è un prefabbricato rialzato dove la Caritas Italiana gestisce un piccolo centro ricreativo dove noi siamo appoggiati. È un faro caldo e accogliente, con un ping pong, carte, scacchiere e the caldo per tutti ma tantissimo the caldo. Non dicono mai di no a nessuno ed è qui che facciamo l'ultimo nostro laboratorio. I bambini più piccoli ci lanciano bacetti quando passiamo, gli sguardi degli adulti sono sorridenti, abbiamo fatto troppo poco in troppo poco tempo, due spettacoli, due laboratori, una parata che resterà nel cuore di tutti. Domani ci aspetta l'orfanotrofio di Sarajevo.
Chissà che un giorno la parte sbagliata del muro non diventi l'altra e a cercare di fare The Game, di passare attraverso i boschi freddi e bagnati, non siano i 12 paesi più Salvini... in fondo il mondo gira...

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