IL TEATRO BERTOLT BRECHT VOLA IN BRASILE

San Paolo - 15 settembre 2019

Brasile 2019
L'arrivo è di quelli che capisci subito che: il Brasile è una grande Nazione e San Paolo un'immensa cittè; l'aereoporto è una città-stato, un formicaio impazzito ed ordinato dove, dalle 5 del mattino, migliaia di uomini arrivano e partono, una metropoli con tanto di grigio-foschia-smog in tutte le tonalità in modo che sai subito che lasci alle spalle la ruralità estrema dell'Africa e sei in un immenso blocco di asfalto e cemento scolpito da milioni di mani.
L'abbraccio con i compagni ritrovati è sempre una emozione, un 'ce l'abbiamo fatta anche stavolta', che non è mai scontato...
Oggi vacanza di approccio, albergo, doccia, colazione abbondante... no, non è l'Africa, siamo in Brasile e per ora ci piace assai essere piombati nelle comodità metropolitane dove igiene, pulizia, acqua corrente, connessione a palla fanno la differenza...
Brasile 2019
Ecco, arriva il momento della verità, ci vengono a prendere per portarci un po' in giro e quella che sembrava una innocua gita si trasforma in una visione travolgente ed unica. Arriviamo ai piedi di un grattacielo, uno dei tanti che abbiamo attraversato in questa domenica dove la città sembra addormentata. Il centro italiano, il nome del grattacelo in onore ai nostri concittadini che lo hanno alzato, 41 piani per circa 190 metri di altezza. Saliamo ed in cima si paga... i soliti italiani pensiamo...
Brasile 2019
il tempo di bere un drink, compreso nel biglietto, e ci affacciamo alla terrazza circolare. Cala un silenzio irreale, a perdita d'occhio, senza vederne la fine ovunque si giri lo sguardo, solo ed unicamente grattacieli, una distesa, una colata, uno tsunami di grattacieli di tutte le forme e le altezze, ma grattacieli che contengono 12 milioni di abitanti! Ad aguzzare meglio lo sguardo capisci dove Mordillo ha preso la sua ispirazione a disegnare distese di grattacieli dove su in cima c'erano surreali piscine e campi di calcio, perché a San Paolo è così!!
Brasile 2019
Poi in silenzio scendiamo, travolti da questo termitaio che gli uomini hanno costruito... ed allora ti chiedi ma quanto tempo ci è voluto e poi pensi ma quanta acqua ci vuole in una città così, poi quanta energia e quanta immondizia produce ogni giorno e quante scarpe, quanto shampoo, quanti panini ecc... ma non è finita, la Avenida Paulista, una arteria di proporzioni gigantesche, il sabato e la domenica diventa pedonale ed allora una umanità geneticamente shakerata scende in strada, cammina, corre, canta, balla, mangia, protesta, si bacia, suona e la diversità diventa una esplosione di colori di dimensioni inimmaginabili, dal piccolo al gigante, tutte le gamme di pelli umane sono presenti perfettamente consapevoli di essere nella diversità più concentrata la manifestazione della assoluta normalità. Che meraviglia, che travolgente inno alla vita, agli uomini ed alle donne, che scorrere di energia vitale! Si, sicuramente ci saranno dolore, fame, disperazione ma quella visione sembra davvero un inno alla vita, sembra davvero una società del rispetto e delle condivisione.
Penso alla frase di Hannah Arendt letta oggi: 'il diritto ad avere diritti'.. ecco, oggi a San Paolo c'era il diritto ad avere diritto di essere ciò che senti di essere nel rispetto di essere rispettato.


IL TEATRO BERTOLT BRECHT DI RITORNO DAL BRASILE
15-30 settembre - San Paolo

È di ritorno dal Brasile la carovana del Teatro Bertolt Brecht di Formia insieme agli altri sognAttori del progetto Teatri Senza Frontiere della rete nazionale di teatro per ragazzi Utopia.
Dal 15 settembre quindici giorni di spettacoli nelle scuole e nelle strutture di assistenza sociale tra le favelas di San Paolo, lamiere, case di cartone, grattacieli, nelle nuove favelas di cemento e le vecchie baracche. Tra le opere dell'associazione Menino Deus di padre Luigi Valentini, da 49 anni in Brasile al servizio dei bambini e degli ultimi, e i centri di assistenza per famiglie, donne sole, bambini, adolescenti, anziani amici dell'organizzazione.
Luoghi, asili nido, strutture che diventano isole di pace per i bambini soli mentre i genitori lavorano, per ragazzi con situazioni familiari difficili, il 70%, per giovani di strada, per anziani abbandonati. Si studia insieme, si mangia, si gioca, si prova a educarli e rieducarli e da dieci giorni si fa anche teatro. Erano in trecento ad assistere allo spettacolo finale Il Diluvio del laboratorio teatrale tenuto in questi giorni in una delle opere di Menino Deus, dieci giorni dove, nonostante la difficoltà della lingua, i ragazzi hanno sperimentato il linguaggio universale del teatro, la sua potenza comunicativa, la sua grande valenza didattica e pedagogica in situazione così complesse come la città di San Paolo tra voci, colori, samba ma anche miseria, violenza e droga.
'Quando realizziamo questi progetti è come se avessimo due valigie, una che riportiamo a casa e una che lasciamo. Quella che riportiamo è piena dei sorrisi dei bambini ma anche delle loro lacrime, di abbracci, sguardi, della miseria frutto di un'ingiustizia, di tanto credo che le persone che abbiamo incontrato hanno messo per poter proteggere gli ultimi della terra, i bambini delle favelas. Quella che lasciamo a loro è una valigia piena della nostra e sperienza, quella di poter fare laboratori che permette di lasciare la traccia di una possibilità attraverso il teatro possiamo conoscere noi stessi, i nostri sogni', afferma Maurizio Stammati.


Il Bertolt Brecht in Brasile


Diario di San Paolo - 10 ottobre 2019

I bambini sono tutti uguali... ma anche no. Alcuni restano. Restano ad abitare la tua coscienza. La mia, la mia coscienza, è come un bel palazzo di fronte al mare. Quando sogno, ad occhi chiusi o con gli occhi aperti, entro senza bussare, ed è lì che li trovo, in quelle stanze vista mare. Chi gioca con la sabbia al centro della stanza, chi fa castelli con le carte. Mi aspettano per finire il gioco.
Sono qui alcuni bambini di San Paolo che ora fanno compagnia a quelli ghanesi, kenioti, albanesi, Rom, messicani, ecc. che nel corso degli anni ho portato nel mio palazzo in riva al mare, la mia casa della coscienza.
I bambini di San Paolo quando ti incontrano ti chiamano Zio e ti abbracciano, un abbraccio lungo, lunghissimo, per restarti addosso, appiccicato per poterli portare con te per sempre. Non sorridono sempre, ma quando lo fanno sono il sole dopo una giornata di vento, ti catturano e non li lasci più. I bambini di San Paolo sopportano pazienti le stupidaggini dei grandi, le loro ingiustizie, il tanto a pochi il poco a tanti.
Le loro case sono come castelli di carte, una sopra l'altra, così, per farsi compagnia. Quando ci cammini dentro tra quelle viuzze strette, incastrate, intrecciate come i fili ai pali della luce, senti tutto il peso di quell'ingiustizia, in quell'odore di fogna e aglio che impregna l'aria.
Non so se i bambini di San Paolo sono mai saliti sul grattacielo 'Casa Italia' al centro della città., Da lì non si vede la fine, grattacieli, strade, favelas a perdita d'occhio, da far paura, da sentirti sospeso a correre su un filo tirato da grattacielo a grattacielo, per cercare di arrivare alla fine di quel gran coperchio di Asfalto e Cemento, per trovare un poco di foresta.
Loro, i bambini di San Paolo, pazienti, aspettano.
Aspettano che arrivino altri Padre Gigio, che arrivi il suo esercito armato di giganti pentoloni pieni di cose da mangiare per tutti: riso, fagioli, pollo, mango, papaia. I suoi generali (Denis e Solange) stanno preparando le truppe con i loro sorrisi.
Intanto, mentre l'invasione dei 'puri di cuore' si prepara, io i bambini di San Paolo me li sono portati nel mio palazzo in riva al mare, al sicuro, nella casa della mia coscienza, a costruire castelli di carte e piste per le biglie con la sabbia.
Maurizio


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