IL PROGRAMMA DEL WORKSHOP
Un approccio intensivo alle posture, alle camminate e alle gestualità archetipiche dei principali gruppi di Caratteri della Commedia dell'Arte, con avviamento al training fisico del personaggio a cura di Claudia Contin, attrice, autrice, artista, nota nel mondo come prima donna che ha reinterpretato il carattere maschile della figura di Arlecchino, uno dei più intriganti personaggi della Commedia dell'Arte.
In particolare:
1) impostazione pre-riscaldamento delle deformazioni fisiche grottesche della Commedia dell'Arte;
2) il neutro corporeo e le fasce caratteriali espressive del corpo umano;
3) il comportamento fisico dei servitori (Zanni, Brighella, Arlecchino, Servette);
4) il comportamento fisico dei vecchi (Pantalone, Balanzone);
5) il comportamento fisico degli Innamorati (maschio e femmina e loro cross-acting);
6) il comportamento fisico dei Capitani (Spagnoli e Siculi);
7) il comportamento fisico di Pulcinella;
8) primi esercizi per l'uso della maschera in cuoio;
9) consigli ed esperimenti per nuovi personaggi di una Commedia dell'Arte Contemporanea.
COSTO DEL CORSO: 150,00 euro totali
***Hotel e ristoranti convenzionati per iscritti fuori sede
ISCRIZIONI ENTRO IL 5 DICEMBRE 2016
Info: tbbcomunicazione@gmail.com - 327 3587181
INTRODUZIONE
Oggi con Commedia dell'Arte si definiscono molte esperienze diverse, che hanno in comune senz'altro un rapporto con un patrimonio storico importante, fatto di maschere, testi e canovacci, descrizioni scenografiche, immagini di costumi e posture fisiche, cronache di compagnie ecc. Tuttavia la Commedia dell'Arte storica è una tradizione interrotta, dai disordini europei della fine del XVIII secolo e dall'avvento dei nuovi gusti letterari e musicali della nuova borghesia europea verso la costituzione del melodramma. Questo genere di teatro sembrò scomparire dalle scene, per riversarsi nelle baracche dei burattini e marionette o nei salotti culturali ottocenteschi. Qualche grande uomo o donna di teatro e di letteratura, invece, nei secoli successivi ha sognato, sperimentato e rimesso in scena le Maschere e i Caratteri della Commedia dell'Arte, per il fascino e la forza che quel teatro popolare e di grande professionalità ha continuato a esercitare anche tacendo.
LA COMMEDIA DELL'ARTE SECONDO CLAUDIA CONTIN
Tra tutte le ricostruzioni attuali della Commedia dell'Arte, quella di Claudia Contin Arlecchino è molto particolare e senz'altro originale per alcune importanti ragioni:
- - l'intuizione di base di Claudia Contin sul rapporto antropologico tra la forma-disegno del corpo e il carattere del personaggio-maschera, con l'evidenza di una ricerca 'umana' o addirittura 'animale' che lega il disegno stesso ai contenuti del personaggio;
- - l'importanza di questo stesso disegno da un punto di vista artistico, creando una dimensione dei comici come 'attori dell'arte' anche sul piano figurativo e visuale, con il proprio corpo come materiale di lavoro;
- - la parentela stretta tra questa Arte 'antica' e molte possibili sperimentazioni moderne e contemporanee, messe in atto con successo da Claudia Contin Arlecchino in collaborazione col regista Ferruccio Merisi;
- - la necessità di 'danzare' il ritmo scenico del comportamento di questo tipo di personaggi archetipici o ancestrali, che sono diversi e più solidi di quelli che si conformano nel cosiddetto 'teatro della verosimiglianza';
- - attraverso questa danza, il collegamento con tutti i teatri danzati del mondo, dall'Oriente all'Africa al Sud America, in particolare con quelli etnici e di tipo sciamanico, verso i quali Claudia Contin Arlecchino ha aperto diversi e importanti vettori di scambio antropologico;
- - l'intuizione di Ferruccio Merisi circa la voce dei personaggi come rapporto esatto e quasi matematico (come in uno strumento musicale) con le forme, i materiali ed i pesi del corpo;
- - un lavoro molto serio ed articolato, strutturato da Claudia Contin Arlecchino e Ferruccio Merisi, sul training-danza e sull'improvvisazione; quell'improvvisazione per la quale la Commedia dell'Arte è famosa nella storia, e che non è e non deve essere un sintomo di facilità e di banalità del teatro con le maschere, ma al contrario deve essere il punto di arrivo di una altissima professionalitè, e - non ultimo - di un vero e formativo culto della relazionalità.